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Partiamo da un punto di vista: il conflitto è inevitabile. Fa parte della relazione umana.

Il conflitto è inevitabile ed è anche molto difficile affrontarlo.

C’è una frase che mi piace molto di F. Laloux che dice che il conflitto è inevitabile le azioni conflittuali no. Ecco credo che la parte difficile e che ci terrorizza di un conflitto non sia tanto il conflitto in sé ma le azioni conflittuali che esso scatena.

“Il conflitto se affrontato può essere una grande opportunità”

La maggior parte delle volte l’approccio dominante in un team è quello di evitare quanto più possibile il conflitto.

La facilitazione invece ci dice che il conflitto, se affrontato, può essere una grande opportunità.

PERCHÉ È IMPORTANTE PARLARE DI QUESTO TEMA?

Per tre motivi almeno.

  1. perché il conflitto è inevitabile e quindi tanto vale affrontarlo
  2. perché, come dice Arnold Mindell fondatore del Processwork o psicologia orientata al processo, il conflitto è espressione di un sintomo: se noi immaginiamo il team come un organismo, l’emergere del conflitto è come l’emergere di un sintomo che se esplorato ci conduce a una serie di informazioni importanti
  3. perchè è trasformativo e affrontarlo significa svelarne il messaggio nascosto, portarlo alla luce in modo da acquisire nuove consapevolezze e nuove informazioni. E con queste mettere in atto una serie di azioni e scelte che ci aiutano a migliorare.

“Il conflitto è espressione di un sintomo che se esplorato ci conduce a informazioni importanti”

Quindi affrontare il tema dei conflitti nei team è importante perché ci permette di lavorare meglio, raggiungere più efficacemente e felicemente gli obiettivi e costruire relazioni più soddisfacenti.

Un team che lavora suo propri conflitti senza nasconderli o, peggio, esplodere, è un team più felice, efficace, potente.

COME POSSIAMO AFFRONTARE I CONFLITTI?

Adesso che abbiamo capito perchè è così importante proviamo a capire come e cosa ci aiuta ad attraversare i conflitti e a trasformarli in  nuove opportunità.

Di metodi e tecniche ce ne sono molte, ogni gruppo incontra le sue, quelle che gli sono più congeniali.

Sicuramente ci sono delle attitudini che valgono per ciascun team.

  1. lavoro su di sé: in gruppo tutto viene amplificato per questo abbiamo la responsabilità di fare un lavoro su di noi. Arnold Mindell dice che prima di entrare nel fuoco del conflitto di un gruppo ciascuno dovrebbe bruciare la propria legna, ossia prendere maggior consapevolezza di cosa ci muove, ci spaventa, ci accende nel conflitto. Ognuno di noi ha una relazione con il conflitto che deriva dalla sua storia, dai traumi attraversati, dal modello genitoriale  e culturale e così via. Diventare maggiormente consapevole di tutto ciò mi aiuta a gestire meglio i conflitti nel gruppo semplicemente perché riconosco la mia parte, le mie attitudini e i miei modi di rispondere a un conflitto.
  2. attenzione alla comunicazione: noi spesso diamo per scontato che il nostro modo di vedere le cose sia l’unico possibile. Ma in un gruppo dove la diversità è parte integrante ci saranno tanti punti di vista diversi quante persone ci sono nel team. Imparare ad ascoltare con curiosità il punto di vista dell’altra persona è una delle skill fondamentali per affrontare il conflitto. Come dice Marianella Sclavi nel suo bellissimo libro “Arte di ascoltare e mondi possibili “per ascoltare e comprendere  il punto di vista dell’altro devi assumere che ha ragione” (tanto quanto te). Quindi la chiave sta nel non assumere che il mio punto di vista è l’unico possibile ma che anche il punto di vista dell’altra persona è legittimo. Attenzione: assumere il punto di vista dell’altrə non significa rinunciare al proprio ma semplicemente ampliare le possibilità.

“Domandarci quale è il bisogno dietro una posizione ci porta a spersonalizzare il conflitto e a connetterci con il messaggio che porta”

  1. Attenzione ai bisogni (invece che alle posizioni): Marshall Rosenberg, fondatore della Comunicazione Non Violenta, dice che i conflitti sono l’espressione di bisogni non ascoltati. Invita quindi a separare le posizioni dai bisogni per aiutarci ad andare al cuore del conflitto e a far emergere il messaggio nascosto utile a tutto il team per evolvere. Anche qui il lavoro personale è fondamentale: più siamo consapevoli della parte invisibile che ci muove in un conflitto più possiamo portarlo fuori con cura. Domandarci qual è il bisogno dietro una posizione ci aiuta a spersonalizzare il conflitto e a connetterci con il messaggio che porta. In questo modo riusciamo a trasformare il conflitto da una polarizzazione insanabile tra posizioni contrapposte a un dialogo tra bisogni legittimi.

COSA FA LA FACILITAZIONE

La facilitazione aiuta  a passare da un paradigma win-lose a uno win win. Nel sistema win lose in un conflitto c’è sempre una posizione, che vince e una che perde. Questo, se ci pensiamo, apre alla possibilità, nel tempo, di capovolgimenti, piccole lotte intestine, rivoluzioni da parte di chi ha sentito di perdere in un confronto. La ricerca invece di soluzioni win win e cioè di soluzioni in cui tutti i punti di vista trovano soddisfazione produce maggiore stabilità e benessere. Sono le soluzioni win win che producono avanzamento in un sistema non quelle win/lose.

“La facilitazione aiuta a trovare soluzioni win-win”

C’è un aspetto del conflitto che molte volte viene sottovalutato ed è l’aspetto creativo. In fondo se ci pensiamo il conflitto non è altro che un disaccordo tra due punti di vista differenti. Il conflitto quindi ha a che fare con la diversità. L’opportunità di un conflitto è proprio la possibilità di far dialogare punti di vista differenti e far emergere nuove possibilità e di trovare in quel dialogo soluzioni creative e innovative.

La diversità porta con sé maggior possibilità di trovare soluzioni sostenibili: e’ il disaccordo che genera soluzioni creative non il contrario.

“Per trovare soluzioni win-win servono competenze: la curiosità e la creatività”

“Per trovare soluzioni win-win servono competenze: la curiosità e la creatività”

Le competenze necessarie per giungere a soluzioni win win sono: una grande curiosità che mi permette di esplorare  il punto di vista dell’altro e un grande creatività che mi permette di scorgere la terza via in due dimensioni contrapposte.

In questo senso la diversità, la divergenza di opinioni diventano una ricchezza, qualcosa da accogliere piuttosto che da evitare perchè permettono di trovare soluzioni creative oltre che più inclusive e sostenibili nel tempo .

La facilitazione aiuta il gruppo a fare questo passaggio: da posizioni polarizzanti a posizioni che accolgono l’altra parte per costruire insieme nuove strade.

“Con la facilitazione il team compie un viaggio in 4 passi per la trasformazione del conflitto”

La facilitazione permette ai team di fare un cammino in 4 passi per la trasformazione del conflitto.

  1. il primo passo è quello di ammettere che c’è un conflitto o tensione nel team
  2. il secondo è di far emergere tutti i punti di vista, di prendere posizione perché solo nel momento in cui io prendo posizione e riesco ad accogliere il mio punto di vista sarò in grado di accogliere il punto di vista dell’altra persona.
  3. la fase finale è quella dell’integrazione cioè quella in cui esploro la soluzione win win e in cui emerge un cambiamento e un apprendimento per me e per il gruppo.

“Parliamo del conflitto in tempo di pace”

Concludo con un piccolo aneddoto che trovo illuminante: durante un corso sul conflitto che ho tenuto per le imprese uno dei partecipanti ha raccontato la propria esperienza: in un momento di relativa calma ha proposto al gruppo di parlare del conflitto. “Parlare del conflitto in tempo di pace” significa chiedersi “Cosa vogliamo fare quando arriverà?”

Aiutiamo i nostri gruppi a parlare di più del conflitto, a dotarsi di procedure e accordi interni per quando sentiamo che sta arrivando. Questo aiuta a trasformare la cultura delle nostre organizzazioni da una situazione in cui evitiamo il conflitto a tutti i costi a una in cui lo normalizziamo: ci diciamo cioè che è normale avere dei conflitti. Sono le modalità in cui lo affrontiamo che lo rendono pericoloso o meno.

Ilaria Magagna

Cofounder e Facilitatrice TARA

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