Amref è l’organizzazione con cui abbiamo lavorato per superare un momento delicato dopo una fusione e un periodo di smart working. La domanda di fondo è stata: come creare un clima collaborativo tra persone che non hanno mai lavorato insieme prima e dopo un periodo di distanza? L”evento di team working è stato la risposta.

Roberta Rughetti, Head of Programs di Amref Health Africa – Italia, nell’intervista ha raccontato come è emersa l’esigenza del team working per affrontare un momento delicato e ri-costruire il senso profondo di essere “noi”.

Amref : rincontrarsi dopo la pandemia.

Il team Programmi di Amref si è incontrato dal vivo per la prima volta dopo un anno e mezzo di pandemia e dopo l’unione con altre 3 organizzazioni. L’incontro ha avuto l’obiettivo di lavorare sul senso di squadra attraverso le attività partecipate tipiche di un evento di team working. 

Non è facile collaborare quando le persone si conoscono poco o hanno perso l’abitudine di lavorare a distanza. La capacità di lavorare insieme, fondamentale per le organizzazioni contemporanee, non è una scienza esatta ma nasce da una pluralità di fattori che non possono mancare. Alcuni tecnici, metodologici e altri legati alle dinamiche di relazione. Che per funzionare hanno bisogno di attenzione e cura.

Interrogare l’organizzazione.

Il primo passo per progettare le attività dell’incontro ha riguardato una piccola indagine interna, da remoto. Il modulo di diagnostico serve a preparare il terreno e a interrogare in modo inusuale l’organizzazione che già conosciamo. Dalla survey è emerso che le persone del team Amref avevano bisogno di aprirsi, che al di là di un senso di apparente confusione c’era la voglia di affrontare i problemi insiueme.

L’incontro partecipato di Amref

Dopo la fase di analisi, le persone si sono incontrate in una giornata e mezzo di lavoro dal vivo: essere nella stessa stanza fa la differenza. Abbiamo sofferto tutte e tutti la distanza dello smart working. Abbiamo imparato a lavorare da remoto, e per certi aspetti è molto comodo. Ma non dobbiamo dimenticarci cosa porta potersi guardare negli occhi.

Nel lavoro dal vivo abbiamo toccato il nodo: diventare un NOI. Le fusioni sono sempre momenti sfidanti, dove il rischio è che il vecchio team abbia difficoltà ad accogliere il nuovo, e il nuovo team abbia difficoltà a lasciare la vecchia identità.

Onorare la storia di tutti e tutte

In queste fasi è fondamentale onorare la storia e l’apporto di tutte le nuove parti. Sono come gli innesti degli alberi: possono rendere un albero molto piú forte e fruttuoso ma hanno bisogno di tempo e cura. Se non costruiamo un clima di fiducia non possiamo lavorare su un piano più operativo. Insieme abbiamo adottato uno sguardo dall’alto: nella fase centrale dell’incontro abbiamo fatto emergere punti di forza e di debolezza del gruppo di lavoro.

Trasformare i conflitti

Spesso i conflitti come minano il “noi” si creano dal gossip, perché non ci sono spazi collettivi per dirci cosa va e cosa non va: la facilitazione crea questi spazi in sicurezza. L’effetto è come aprire con dolcezza la valvola della pentola a pressione. Il clima del gruppo cambia: quando ci si può dire cosa non funziona, il più è fatto, la montagna è scavallata. Tutto è in discesa.

Riprogettare le riunioni del team Amref, insieme.

Trovare i nodi, scioglierli, in un team pieno di esperienze e competenze come quello di Amref, è un gioco da ragazzi! In poche ore abbiamo costruito il loro modello personale, su misura di come si incontrano nell’arco dell’anno. Lo abbiamo fatto attraverso metodi e tecniche di codesign che permettono di disegnare insieme procedure e modalità di lavoro più efficaci perché pensate da chi le dovrà mettere in atto. È stato importante uscire da questa intensa e creativa due giorni con qualcosa di molto pratico e molto condiviso, costruito INSIEME, tutti e 30!

Good enough for now, safe enough to try, ovviamente!

ps: noi di TARA non siamo maghe ma la facilitazione sistemica ha qualcosa di magico: unisce l’ascolto del processo alla forza dell’obiettivo, la parte piú relazionale con quella pratica del chi-fa-cosa-entro quando. E aiuta, nel concreto, a costruire un noi-dopo-fusione!

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