Un nuovo podcast sulle organizzazioni deve partire con una domanda inusuale!
In che modo una foresta può ispirare il funzionamento di una organizzazione? L’idea che le piante forniscano un modello di governance innovativo, più efficace e funzionale è solida e diffusa. Ne è un esempio il dialogo tra il fisico Fritjof Capra e il neurobiologo del mondo vegetale Stefano Mancuso, autori del libro “Discorso sulle erbe”, pubblicato da Aboca edizioni.

Leggerlo è il primo passo per superare vecchie logiche e adottare una visione sistemica fondata sulla metafora della natura, il passaggio dal modello della piramide a quello della rete e la capacità di decentralizzare le funzioni più importanti.

Ne abbiamo parlato in “AllenaLeader” il podcast di Scuola IFEL in collaborazione con TARA Facilitazione

Un podcast sulle organizzazioni ispirato alla natura

 

Lo aveva intuito anche Leonardo Da Vinci: c’è uno schema comune a tutta la vita ed è la rete. Oggi riusciamo a vederla con facilità perché Internet è fatto così, un sistema di connessioni e nodi, un network appunto. Ma la rete non è alla base soltanto del mondo digitale, è la forma essenziale di quello naturale, della biosfera tutta, un sistema in costante evoluzione in cui a contare sono le connessioni tra gli elementi che lo compongono.

Eppure, nonostante la nostra consapevolezza sul tema abbia una lunga storia, noi esseri umani abbiamo sempre preferito vederci al di fuori della natura con risultati a volte disastrosi – come nel caso, scrive Mancuso, della burocrazia: una modalità organizzativa lineare, molto distante dal concetto di vita, che allontana una azione dal luogo in cui produce un impatto. 

Insomma: anche se la natura ci ha messo sotto gli occhi un modello efficace abbiamo preferito progettare le nostre organizzazioni in modo  gerarchico e centralizzato. Una testa che pensa, mani che fanno, organi deputati a funzioni specifiche. Tendiamo ad organizzare la vita sociale così: in maniera piramidale. Una struttura che oggi, alla luce dell’accelerazione dei cambiamenti in atto, fatica a funzionare. 

Cosa succederebbe, quindi, se cercassimo nuove forme e ispirazioni? 

Se fosse proprio la vita biologica a fornirci un modello per ridisegnare la vita sociale? 

Secondo gli autori il cambiamento avrebbe un impatto dirompente e ci permetterebbe di progettare organizzazioni più smart. In fondo, spiega Mancuso, se l’85% della biomassa terrestre è rappresentato proprio dalle piante una ragione biologica c’è e riguarda la loro intelligenza e creatività

 

Le organizzazioni sono come foreste

Non sempre, se pensiamo a una pianta, è l’intelligenza che ci salta all’occhio. 

Eppure se guardiamo all’intelligenza come capacità di risolvere i problemi per garantire la sopravvivenza, le piante, che non possono fuggire dagli attacchi, hanno sviluppato un modo creativo per continuare a vivere.

Le piante hanno distribuito le funzioni vitali. 

Se le piante avessero organi specializzati come i nostri sarebbero estremamente esposte al pericolo e ogni più piccolo insetto potrebbe pregiudicarne l’esistenza. Per questo si affidano a una struttura diffusa in cui le funzioni più importanti sono sparse nell’organismo. Ad esempio, tutte le loro cellule sono in grado di trasmettere un segnale elettrico e di connettere un punto al resto del sistema.

Ecco perché il modello della rete funziona: rende tutta la struttura più competente soprattutto di fronte all’emergenza.

errori sul lavoro sistemici

La leadership diffusa

In termini di governance organizzativa abbiamo, quindi, due strade: replicare il modello in base al quale siamo costruiti, gerarchico, o farci ispirare da fiori, alberi e foreste.Nel primo caso gli esempi sono decine, uno su tutti; l’esercito.

L’altra modalità è l’intelligenza distribuita,.

Se progettassimo le nostre organizzazioni come reti avremmo almeno due vantaggi: tutta la struttura diventerebbe più competente e aumenteremmo la capacità delle parti di cooperare . 

E se la natura ci ispira a ripensare le organizzazioni, una è la domanda: il leader che fine fa? Spoiler: buona. Ma ne parliamo nel prossimo episodio. 

 

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