Mini guida per iniziare il cambiamento aziendale
Il cambiamento aziendale può spaventare soprattutto se abbiamo a cuore una organizzazione e il proposito che la anima.
Eppure evolvere è l’unico modo per innovare e prosperare in contesti mutevoli. La regola vale in natura e anche nelle organizzazioni.
Come possiamo cambiare, allora, senza snaturare il sogno aziendale? Come possiamo praticare il cambiamento e attivare le energie affinché funzioni?
Ecco una breve guida piena di piccole pratiche per cominciare il cambiamento in senso collaborativo: un passo alla volta, con consapevolezza e coinvolgendo tutte le persone.
La differenza tra un buon proposito e un cambiamento.
Il desiderio di cambiare è nella natura umana. Spesso, però, riempiamo le agende di buoni propositi con il rischio di disperdere energie e di restare con la sensazione frustrante di non avercela fatta. I buoni propositi rischiano di essere proiezioni astratte di qualcosa che eticamente ci convince ma che nel concreto non sappiamo come realizzare. Restano sul piano della desiderabilità, rischiano di drenare energie invece di generarle. Per questo fanno la fine degli yogurt: scadono.
Quale è la differenza tra un buon proposito e un cambiamento? O meglio: come un buon proposito diventa un buon cambiamento? Una è la parola magica: progetto. Un cambiamento che funziona (ossia che ci aiuta a lavorare/vivere meglio) è il frutto dell’incontro tra l’intenzione interiore e il design. Uno è il primo passo: individuare i requisiti di un buon cambiamento.
I requisiti di un cambiamento aziendale che funziona
I requisiti di un buon cambiamento aziendale sono molteplici.
Un buon cambiamento aziendale è specifico e concreto.
Vuol dire che riguarda qualcosa di individuabile, chiaro, circoscritto riguarda qualcosa da fare, fare meglio o non fare più! Un campanello di allarme: alcune parole sono segnali di poca specificità. Ad esempio l’uso dell’impersonale: si deve; si fa così; si dice. Sono tutte locuzioni che rischiano di introdurre argomenti generici. Non servono, grazie!
Un cambiamento efficace è coerente con il proposito aziendale.
La coerenza con il proposito organizzativo è fondamentale. Equivale per una sistema aziendale alla coerenza personale con l’intenzione profonda. Quando facciamo qualcosa di molto coerente con i nostri valori stiamo meglio, sentiamo di generare significato. Lo stesso vale per le organizzazioni.
Un cambiamento ha senso se è emergente.
Emergenza non è allarme! Un cambiamento è emergente non quando è legato a una situazione di pericolo ma se emerge dalle dinamiche del sistema. Un cambiamento calato dall’alto non si radicherà, uno emergente sì perché viene dal basso e risponde a una domanda di evoluzione che esiste già.
Partire dalla domanda: cosa toglie o genera energia sul lavoro?
La domanda da cui partire per progettare il primo passo verso il cambiamento è: cosa genera energia al lavoro? cosa la toglie? Sono due facce della stessa medaglia perché produrre qualcosa di nuove c’è bisogno di fare spazio e lasciare andare quello che non funziona più.
Attenzione! La domanda è sempre sul cosa mai sul chi. Si tratta di spersonalizzare per leggere le dinamiche profonde di un sistema e per mettere in luce i temi collettivi che riguardano l’organizzazione non solo i singoli membri che ne sono parte.
Ad esempio, abbiamo risposto alla domanda in modo collettivo durante Codesign the Future, il nostro workshop bimestrale sulle sfide attuali delle imprese. Così abbiamo individuato i tratti salienti di un contesto che genera energia e a partire da quelli abbiamo progettato piccoli cambiamenti da attuare in azienda per iniziare la trasformazione organizzativa.
Azioni per iniziare il cambiamento aziendale
Le abbiamo raccolte nella guida in PDF nata dal dialogo durante il nostro workshop di progettazione partecipata. Qui ti raccontiamo una pratica, nella guida le trovi tutte.
Lo swap party dei successi e dei fallimenti sul lavoro
Fare squadra vuol dire collaborare per qualcosa di più grande, lo possiamo fare meglio se condividiamo successi e fallimenti sul lavoro. Ogni settimana, ad esempio il venerdì, organizziamo brevi riunioni ricorrenti, di 15/30 minuti (dipende da quante persone siamo). Durante le riunioni facciamo due giri di parola per condividere un fallimento o un errore compiuto e un successo realizzato. Ognuno porta i propri per scambiarli con quelli altrui e generare apprendimento collettivo. Lo swap party dei successi e dei fallimenti ha anche il vantaggio di rafforzare la sicurezza psicologica perché diventa uno spazio per portare i propri errori senza giudizio ma con l’obiettivo di trarne un insegnamento. Quello che conta infatti non è sottolineare la bravura o meno di qualcuno ma capire quali processi portano all’errore e quali ai risultati per ripeterli meglio e spesso.
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La mini-guida è rilasciata con licenza Creative Commons 4.0 ed è frutto delle esperienze, competenze e idee di chi ha partecipato al workshop Codesign the Future – ne facciamo uno ogni due mesi per far incontrare organizzazioni e persone sui temi più urgenti del fare impresa.
Buona scoperta!