Coordinare un gruppo di lavoro può essere una sfida. Diventa più semplice con la facilitazione che permette di far emergere tensioni e di superare ostacoli nascosti nelle dinamiche di relazione: un primo passo fondamentale per lavorare insieme con più efficacia. Lo racconta Marica Colla della cooperativa Borgorete di Perugia nell’intervista.

Coordinare un gruppo di lavoro eterogeneo.

“Ogni giorno operiamo per il benessere della comunità“. Questa è la frase nell’home page del sito della cooperativa di Perugia Borgorete, con cui Tara Facilitazione ha lavorato di recente: descrive il loro lavoro nel mondo, l’impatto di quello che fanno. Un lavoro bellissimo, appassionante, difficile. Come lo descrive Marica Colla, coordinatrice dei progetto nell’intervista.

Marica, benvenuta. Ci racconti di voi?
“Ciao, parto da me: io sono la coordinatrice dell’area dell’emergenza sociale e della tratta degli esseri umani. La Cooperativa Borgorete, che nasce alla fine degli anni 80, si occupa quasi di tutti gli ambiti, dall’assistenza scolastica, al disagio, alla marginalità, alle tossicodipendenze, con tutta una serie di servizi sul territorio. In effetti siamo 250 soci. Abbiamo avuto il privilegio di incontrarvi per  il progetto FreeLife  che nello specifico, ripeto, si occupa di tratta degli esseri umani e di traffico di esseri umani”

Non è facile lavorare nell’emergenza. E’ un lavoro che richiede un grande coinvolgimento personale ed emotivo con un impatto su di sé e sul gruppo. Quando affrontiamo un tumulto fuori l’organizzazione è possibile anche che viviamo un tumulto dentro l’organizzazione. Quale “fuoco” stava bruciando per voi? Qual è il sintomo che vi ha fatto chiamare TARA Facilitazione, la sfida?

“A proposito di fuoco dentro, lo dico sempre, quando mi capita di fare dei colloqui con persone che possono essere inserite nell’area dell’emergenza, questo è il lavoro più bello del mondo. Ecco il fuoco in me. Per quanto riguarda l’organizzazione, quando la Regione si è tirata fuori dal progetto, la cooperativa è diventata il capofila continuando ad essere anche soggetto attuatore insieme agli altri tre enti: Arci Solidarietà di Perugia, la Fondazione Istituto Crispolti di Todi e l’impresa sociale San Martino di Terni. Ci siamo ritrovati sfilacciati in un momento di grande difficoltà in cui coordinare tutte le attività congiunte. Dovevamo riuscire a mettere insieme tante persone, fare in modo che potessero lavorare insieme, che si potessero dire delle cose, finalmente. Dovevamo trovare il modo di stare insieme . Tara ce lo ha permesso, per questo quando dico il privilegio di avervi incontrato lo dico sul serio , gli incontri sono serviti moltissimo”

coordinare un gruppo di lavoro

Dal conflitto a incontri produttivi e utili.

Avete lavorato con Melania Bigi, co-founder di Tara che è intervenuta nel momento in cui era necessario creare un clima di trasparenza, di schiettezza. Si trattava di sciogliere dei conflitti, delle tensioni, per riuscire a collaborare. Che percorso di lavoro avete costruito? E come? Tu hai parlato di un numero ridotto di incontri, a volte si pensa per risolvere un conflitto ci vorrà tanto tempo mentre può bastarne meno, quello che conta è affrontare le tensioni in uno spazio sicuro. 

“Abbiamo costruito il percorso con la grande collaborazione di Melania, io ero in un momento difficile nella mia vita personale e lei è stata molto presente, molto accogliente. La situazione era davvero molto complessa da dipanare, anche da raccontare. A partire da queste difficoltà Melania ha capito cosa fare, in fondo attività semplici. Ci siamo incontrate un paio di volte e abbiamo compreso che dovevamo innanzitutto fare in modo che le persone si parlassero, dicessero delle cose. Il primo incontro è stato molto complicato”

Perché?

“Si sono dette delle cose a volte nello spirito giusto, a volte meno. Però lo scopo era proprio quello. Melania è stata molto chiara quando è arrivata nel dire: ho letto le vostre survey, così non c’è possibilità di lavorare insieme. Abbiamo iniziato da questo. Oltre alla capacità di Melania, devo dire che tutte le persone che hanno partecipato lo hanno fatto credendo che fosse utile, c’è stata apertura, disponibilità al lavoro. Si è vista  un’evoluzione in soli tre incontri, alla fine abbiamo lavorato su come fare una buona riunione. Come ci riusciamo quando siamo enti diversi, di territori diversi, abbiamo tanti argomenti di cui parlare, attività che dobbiamo fare insieme? fare una buona riunione sembra davvero una cosa facile invece non lo è.”

Tornare ad essere fertili.

Mi è capitato di sentir dire: la facilitazione offre una visione un po’ romantica delle aziende. Collaboriamo, stiamo bene insieme, non litighiamo più. Invece è molto interessante raccontare come la facilitazione renda più facile lavorare insieme proprio perché tocca quegli aspetti che invece è difficile affrontare. A volte ci sono dei fantasmi nelle stanze delle organizzazioni che facciamo finta di non vedere: conflitti, tensioni, silenzi. Finché non li nominiamo, non li affrontiamo, ostacolano il lavoro. Però possiamo affrontarli solo in un contesto sicuro. Quindi forse quello che tu stai dicendo è proprio questo, è stato costruito un contesto sicuro dove vi siete messi in gioco.

“Assolutamente, sono molto soddisfatta di essere stata in grado insieme a chi si occupa della formazione in cooperativa di aver scelto lo strumento giusto. Secondo me c’è anche il fatto che quando si chiama qualcuno da fuori per guardare le dinamiche di relazione, la prospettiva che emerge è inedita”

Quando ci siamo dentro – nelle tensioni, nei conflitti –  siamo come i pesci nell’acqua del mare, non sappiamo di essere immersi. Se qualcuno da fuori però descrive la qualità di quell’acqua e ce la fa sentire, diventa più facile per noi riconoscere l’ambiente in cui siamo, riconoscerne anche le potenzialità. Questa è anche un’operazione di umiltà, se vogliamo, da parte di chi lavora, no? Mettersi in gioco richiede anche questo. 

“Dopo il primo incontro sono uscita a pezzi. Ho detto: come faremo a fare i prossimi due ? Invece poi è stato tutto più facile. La facilitazione per me, adesso, è una risorsa importante, un punto di riferimento”

Parliamo di relazioni ed è anche importante per noi costruire con le organizzazioni con cui lavoriamo delle relazioni che siano in un certo modo anche profonde. C’è uno scambio, un dialogo che permette poi nel tempo di allenarsi alla facilitazione, di acquisire strumenti per poi essere completamente indipendenti. Per voi è successo con le riunioni: avete acquisito strumenti per farle meglio. Come le avete riprogettate?

“Esatto, abbiamo riprogettato le nostre riunioni, abbiamo delineato insieme come deve essere una riunione, Non è difficile, ma pensa quanto è stato invece difficile arrivarci. Adesso si è creato questo humus. Siamo di nuovo fertili

 

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