La cartografia organizzativa non è solo la mappa dei processi aziendali: serve a rendere visibile l'organizzazione reale fatta di relazioni, nodi informativi, processi, dinamiche esplicite e nascoste. Primo step nei percorsi di codesign, attraverso interviste e workshop partecipativi consente di far emergere l'inatteso e notare con chiarezza i punti di forza e i punti di evoluzione con l'obiettivo di avviare cantieri di trasformazione aziendale concreti, funzionali, focalizzati. Prima di cambiare le cose, bisogna vederle. Ecco perché se ci chiami partiamo da qui per disegnare insieme la trasformazione dell'impresa

Cartografia organizzativa: non solo la mappa dei processi aziendali
Come quella dei territori, la cartografia organizzativa è uno sguardo dall'alto che permette di vedere a colpo d'occhio tutta l'organizzazione. Processi, relazioni significative, interazioni ricorrenti, dinamiche di comunicazione, flussi di lavoro, nodi di potere.
La cartografia restituisce una visione d'insieme per notare quello che davvero c'è, accettare la realtà aziendale e raccogliere insight – ovvero tutte quelle intuizioni e informazioni rilevanti utili a co-progettare la crescita sostenibile dell'organizzazione.
Mappare l'invisibile e l'inatteso
Cosa ha di diverso la cartografia sviluppata da TARA e Cumbia People? Il punto di vista – la cartografia è soggettiva, cambia a seconda delle lenti di chi la fa.
A differenza di altre mappe, la nostra cartografia organizzativa utilizza occhiali molto precisi, sistemici.
Vuol dire che indaghiamo sia gli aspetti visibili di una organizzazione (processi, procedure, flussi di lavoro) sia quelli invisibili (relazioni, interazioni rilevanti, dinamiche di leadership), sia i temi espliciti (sfide concrete e ricorrenti) che il non detto (conflitti irrisolti, tensioni sotterranee, sfide sottili che non abbiamo il vocabolario per raccontare a parole). Questo ci permette di cogliere la complessità e di far emergere l'inatteso, il vero punto di leva del cambiamento.
Come CEO, leader e manager, infatti, abbiamo spesso idee molto precise sui nodi della nostra azienda, ma solo quando apriamo lo sguardo ad un altro punto di vista possiamo scoprire l'inaspettato e partire da qui per innescare trasformazioni concrete e incisive.
La cartografia organizzativa, infatti, mette la mappa sul tavolo e ci permette di dire: "Guardate, qui è dove siete". E già spostare il punto di vista soggettivo, cambia tutto.

Un approccio sistemico alla Realtà Aziendale
La mappa non è il territorio e spesso è bidimensionale.
Noi disegniamo mappe complesse che si avvicinano di più alla realtà, perché integrano dati oggettivi, percezioni soggettive e dinamiche relazionali. Ecco i principi che ci guidano nella cartografia sistemica.
"Sensare" l'organizzazione
Sensare è il nostro verbo guida ed è la sintesi tra pensare e sentire.
Per una cartografia che non racconti cose già note e che sia davvero utile, uniamo la capacità di raccolta delle informazioni su processi, flussi, comunicazione e quella di lettura delle dinamiche di relazione e di leadership, di interpretazione della cultura organizzativa e dell'atmosfera di lavoro. Non facciamo solo analisi dell'informazione, ma soprattutto una lettura sistemica dell'organizzazione, vedendo, ascoltando, sentendo quello che c'è e che è invisibile dall'interno.
Immaginiamo l'organizzazione come un campo: c'è una parte fuori, che vediamo, e una sotterranea. Le radici profonde sono valori, sistemi di credenze, tensioni, conflitti e conversazioni difficili, comunicazione non verbale e simbolica: saper cogliere le informazioni a questo livello è parte integrante del nostro lavoro. Vediamo i punti di leva concreti e allo stesso tempo andiamo in profondità per far uscire quello che non potrebbe emergere altrimenti.
Accettare la realtà aziendale
Solo quando vediamo dove siamo davvero possiamo decidere dove andare in modo con ritmo sostenibile.
Questo vuol dire accettare la realtà: sperimentare il cambiamento dove è possibile, creando micro-cosmi di trasformazione per andare con maggiore velocità verso il futuro emergente.
Con la cartografia vediamo il possibile adiacente, non costringiamo l'organizzazione a salti quantici ma a innovazioni pragmatiche che a partire dalla pratica incidono sulla cultura dell'organizzazione – il contrario, portare un modello e costringere una organizzazione a starci dentro non funziona.
Accettare la realtà aziendale significa anche accettare la complessità, superare l'approccio semplicistico che cura solo il sintomo senza essere sostenibile. L'approccio lineare "a questo problema si reagisce con questa soluzione" mette una toppa quando invece serve innescare un cambiamento.
Vedere le relazioni tra le parti
L'approccio sistemico alla cartografia organizzativa si fonda sull'idea di guardare al tutto, non solo alle singole parti del sistema. A volte anche qualcosa che sembra piccolo e che avviene ai margini, può rivelare una informazione rilevante e generare un impatto più grande nell'equilibrio di un sistema intero.
Per questo guardiamo alla relazioni tra le parti e rompiamo la logica dei silos, lineare e meccanicistica.
Sostenibilità organizzativa
La nostra cartografia è sostenibile perché non si limita a produrre output (l'apertura di un cantiere per un risultato immediato) ma apre a cambiamenti profondi e trasformazioni sul lungo termine. I punti di leva si scelgono insieme, valutando impegno, tempo e risorse disponibili. Questo rende la trasformazione organizzativa sostenibile, accelerando o rallentando quando serve.
Strumenti per una Cartografia Sistemica
Per aumentare le prospettive e avere una cartografia organizzativa sistemica, utilizziamo strumenti molto diversi che restituiscono visioni complementari:
- Survey e questionari per raccogliere dati quantitativi e percezioni diffuse
- Interviste approfondite per cogliere narrazioni e dinamiche invisibili
- Workshop con strumenti sistemici che permettono l'accesso a canali verbali e non verbali per far emergere il non detto attraverso la partecipazione
L’impatto della cartografia organizzativa
Il confronto strategico moltiplicato
L'output principale della cartografia è il confronto: ci sediamo insieme e vediamo cosa è emerso, quanto l'organizzazione è aperta al cambiamento, quali porte alla trasformazione possiamo aprire. Prima di lanciare qualsiasi cantiere di trasformazione, bisogna lavorare con il gruppo di leadership per anticipare complicazioni che emergerebbero dopo.
Il codesign organizzativo
L'obiettivo del dialogo con la leadership è selezionare i cantieri di trasformazione da aprire sulla base dei punti di evoluzione emersi e darsi delle priorità. Nessuna trasformazione è decisa a priori, il viaggio è unico per ogni organizzazione. Parliamo di codesign organizzativo e non solo di design perché siamo partner dialoganti: non definiamo una meta standard, non portiamo modelli a cui attenersi ma strumenti per costruire il proprio sulla base dell'attualità aziendale.
Progettare il deep change
La cartografia organizzativa è una bussola per orientarsi nella complessità. È un modo per trasformare l'organizzazione dall'interno, non si limita a fotografare l'esistente: crea le condizioni per co-costruire il futuro dell'organizzazione, rendendo visibili le possibilità di trasformazione che erano sempre state lì, ma nascoste alla vista.
Cosa possiamo fare insieme?
Ascoltarti, prima di tutto – e SENSARE la tua organizzazione!
È sempre un buon momento per iniziare una cartografia: nelle fasi di tempesta offre una bussola strategica, in quelle di bonaccia consente di imprimere velocità alla crescita sostenibile aziendale.
Se la cartografia ti stuzzica, scrivici!