Benessere organizzativo, questo sconosciuto! Il wellbeing aziendale è fondamentale per un lavoro più felice e efficace. Eppure i numeri ci dicono che qualcosa nei posti di lavoro non va. Esistono metodi per cambiare?

Il contesto: A.A.A. cercasi benessere aziendale

Il 60% delle persone che vivono condizioni di malessere nella vita personale sperimenta la stessa condizione anche sul lavoro. Il 62% delle lavoratrici e dei lavoratori in Italia ha sperimentato almeno uno dei sintomi di burnout nell’ultimo anno. Le Grandi Dimissioni, legate anche al malessere dilagante, hanno riguardato nel 2022 nel nostro Paese 1,6 milioni di persone. Con perdite stimate per le imprese intorno ai 136 miliardi secondo l’UE.

Insomma, il wellbeing aziendale è tra i grandi temi della nostra epoca. Eppure non se ne parla ancora molto. Secondo il podcast “Troppo Poco” di Will Media in collaborazione con MindWork, la salute mentale delle persone non è ancora tra le priorità delle organizzazioni. Il 60% delle aziende, però, si dichiara pronta a cambiare. Il Process Work, che TARA porta nelle organizzazioni, è un modo potente per farlo con efficacia.

Le basi: cosa si intende per wellbeing aziendale?

Benessere organizzativo, wellbeing aziendale, clima collaborativo: sul tema si potrebbe scrivere un trattato. Per fare sintesi, però, è necessaria una definizione di benessere organizzativo: è la capacità dell’azienda di promuovere, curare e valorizzare la salute delle persone sul piano fisico, psicologico e relazionale e a tutti i livelli dell’organizzazione

Il peso della sicurezza psicologica.

Il benessere organizzativo è quindi una questione di salute fisica e mentale.

La salute fisica sul posto lavoro è un argomento più esplorato. Sappiamo che le tecnologie, in particolare l’automazione, possono incidere in modo significativo sostituendo l’intervento umano in situazioni di rischio. Sappiamo anche, purtroppo, che la sicurezza fisica è ancora troppo spesso minacciata soprattutto in determinati settori e mestieri.
La sicurezza ha però anche un’altra dimensione di cui si parla meno: quella psicologica. Secondo Alfonso Fuggetta, docente del Politecnico di Milano e autore del libro “Un bel lavoro”, si tratta di un aspetto sempre centrale per le persone. 7 su 10, infatti, puntano a lavorare per aziende attente al benessere psicologico e al wellbeing aziendale

Ma cosa vuol dire sicurezza psicologica? Come si manifesta?

Secondo Amy C. Edmondson, pioniera degli studi sul tema e autrice di “Organizzazioni senza paura”, si tratta della consapevolezza che in un determinato ambiente lavorativo sia possibile assumersi un certo rischio relazionale. C’è quando le persone sentono di potersi esprimere in maniera schietta e onesta senza temere ritorsioni.

Per Edmondson proprio la sicurezza psicologica è il fattore determinante per l’efficacia di un team. Dopo 20 anni di studi e una molte di ricerche sul tema, tra cui la più nota condotta da Google sul personale interno per focalizzare gli elementi che aumentano le performance, è ormai evidente e certificato. La sicurezza psicologica è tra i fattori che determinano le differenze tra i livelli di abilità e efficacia dei team. Quando ci sentiamo psicologicamente sicuri proviamo maggiore fiducia e benessere, ci esprimiamo di più, impariamo meglio e riusciamo ad affrontare gli errori trasformandoli in apprendimenti.

La sicurezza psicologica quindi è fondamentale per stare bene e fare bene: è un elemento chiave del wellbeing aziendale.

Diversità e benessere aziendale.

La diversità è un altro pilastro del wellbeing aziendale. Stiamo bene dove possiamo esprimerci pienamente portando in ufficio l’intera persona, non solo una job description – come ha scritto Biancamaria Cavallini, “siamo cerchi, non spicchi”.

Per diversità possiamo intendere la capacità di un sistema organizzativo di accogliere le differenze, tra cui quelle di genere e culturali, e di progettare pratiche di lavoro non discriminatorie. Accogliere e promuovere la diversità non rende l’impresa solo più giusta ma anche più abile e in grado di adattarsi al cambiamento.

Attenzione, però, a non cadere nei luoghi comuni, come hanno scritto Robin Ely e David Thomas sulla Harvard Business Review: è necessario lavorare sulla diversità per trasformarla in un fattore di benessere e di competitività. Come? Ad esempio favorendo l’espressione delle diversità, senza minimizzarla, e costruendo una cultura anti-bias.  Nel concreto, il codesign di pratiche di lavoro non discriminatorie può essere efficace: consiste nel fatto di disegnare con le persone le procedure da adottare per promuovere una cultura inclusiva. Se vengono calate dall’alto saranno criticate e rifiutate, se nascono dall’ascolto diventeranno il frutto più apprezzato di un lavoro comune.

Leader per il wellbeing aziendale.

Costruire luoghi sicuri e facilitare la diversità sono principalmente responsabilità  di chi agisce la leadership.

Per favorire il wellbeing aziendale, quindi, è necessario che CEO, responsabili di area, team leader agiscano consapevolmente per promuoverlo. Lo dice la ricerca empirica. Secondo il rapporto “Leadership for health and well-being” realizzato da un team di accademici svedesi per l’agenzia del lavoro governativa, stile di leadership e benessere aziendale sono strettamente correlati. In particolare una leadership supportiva favorirebbe tutti quei fattori che secondo i ricercatori contribuiscono in modo determinante al benessere delle persone nei luoghi di lavoro, ossia:

  • la sensazione di svolgere un lavoro significativo 
  • la collaborazione
  • l’assenza di conflitti di ruolo 
  • il senso di efficacia personale 
  • l’apertura all’innovazione
  • l’equilibrio tra lavoro e vita privata.

Relazioni tossiche con i leader, invece, minacciano il benessere organizzativo, così come il cattivo esempio. Leader che non tutelano il proprio spazio di riposo, ad esempio, o non curano il proprio benessere stimoleranno una cultura aziendale ispirata a comportamenti dannosi. Leader, invece, in grado di curare la propria salute psicologica motiveranno anche le altre persone a farlo promuovendo una cultura della sicurezza psicologica.

Come promuovere il benessere?

Per promuovere il wellbeing aziendale è necessario

Porre attenzione ai sintomi di malessere organizzativo

Burnout, malessere, tensioni sono sintomi: mostrano che c’è un problema. Tamponarli non è la soluzione, è necessario scendere in profondità per capire quale messaggio portano.

Nutrire la leadership

Leader è chi cura l’attitudine alla leadership . Per farlo è utile un lavoro di introspezione, verso il dentro, per esplorare il proprio stile di leadership e uno di relazione, verso il fuori, per adottare modalità di comunicazione e supporto efficaci.

Creare spazi sicuri

Costruire contesti dove le persone possano esprimere la propria diversità senza timore di ritorsioni.

Piccole pratiche per aumentare il benessere aziendale.

Abbiamo scritto una breve lista di piccole pratiche e azioni da adottare per aumentare il benessere organizzativo. Le trovi nel carosello.

Storie di wellbeing

Nel nostro podcast diamo voce alle organizzazioni.

Eccone alcune che hanno lavorato per aumentare e facilitare il benessere organizzativo.

Leader per il benessere organizzativo: l’esperienza di Puglia Cycle Tours.

Affrontare il conflitto nei team. L’esperienza ReCommon.

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