A quasi due settimane dal Codesign the Future di febbraio, ecco l’articolo e abstract! (settimane intense e scarsa memoria non aiutano).
Cercare i talenti o costruire gli spazi per farli emergere?
Forse la domanda era un po’ retorica, perché da tutte e tutti è emerso il tema della sicurezza sul luogo di lavoro come elemento chiave per l’emersione dei talenti.
Nella prima parte dell’evento abbiamo proposto un esercizio semplice e complesso allo stesso tempo: costruire la propria carta d’edentitá professionale, basata sui talenti che ci riconosciamo, che non ci riconosciamo e che abbiamo costruito nell’arco della nostra carriera. Quindi per chi non ha partecipato, lo riproponiamo qui: sapete quali sono i vostri talenti? Quelle qualitá naturali e innate che quando mettiamo in atto ci danno soddisfazione e piacere?
Ad esempio, a me viene abbastanza naturale prendermi cura dei dettagli senza perdere di vista la big picture, il disegno generale. Forse perché ho studiato architettura, ma è comunque qualcosa che sento essere mio. Ed è una qualitá che ha trovato nella facilitazione, nel mio lavoro, ampio spazio di espressione!
Ci sono poi delle qualitá che invece, per limiti culturali, facciamo fatica a vedere di noi stesse, che le persone intorno a noi vedono e riconoscono, ma che proprio perché non le riconosciamo noi stesse, rimangono un po’ come risorse sprecate.
A proposito, lo sapevate che la parola talento deriva prima dal greco, come unitá di misura, poi è diventata una moneta romana, ed infine, grazie alla famosa parabola biblica, ha assunto il significato che oggi diamo, di inclinazione: ognuno e ognuna di noi ha dei talenti innati, e non possiamo permetterci di sprecarli.
Quindi, c’è una responsabilitá personale nel superare i nostri limiti e accogliere e valorizzare i nostri talenti, ma c’è anche una responsabilitá collettiva.
Durante il Codesign è emerso con forza il ruolo che il sistema scolastico potrebbe avere, nella valorizzazione dei singoli, ma che purtroppo ancora non ha…
E quindi? Qual’è il ruolo delle nostre imprese?
Possiamo costruire dei luoghi lavorativi sicuri abbastanza perché le persone si sentano libere di essere se stesse/i?
Dalle vostre esperienze la risposta è positiva! Tutte noi abbiamo vissuto almeno una volta nella nostra carriera la sensazione di pienezza, empowerment, appagamento di quando stiamo dando il massimo e questo viene riconosciuto. E aumenta il senso di appartenenza, la produttivitá e la proattivitá.
E allora, che aspettiamo a rendere i nostri luoghi di lavoro piú sicuri?
Ecco alcuni elementi tratti dal nostro amato libro di Laloux, Reinventare le Organizzazioni:
Un elemento che è emerso molto forte è lo sviluppo di una cultura dell’errore: c’è bisogno di ambienti non giudicanti, in cui chiaramente ognuno si prende la sua responsabilitá, ma l’errore è permesso, addirittura celebrato, nel senso di accolto come via preferenziale per nuovi apprendimenti.
In un approccio sistemico l’errore come sbaglio non esiste: l’errore è un messaggio, come il conflitto, come l’emozione, che possiamo ascoltare e dispiegare (la traduzione migliore dell’inglese UNFOLD). Ed il messaggio è per tutto il sistema! Non serve trovare capri espiatori.
Piú riusciamo a costruire spazi sicuri, dove è possibile il feedback reciproco e l’errore come apprendimento, piú avremo sistemi resilienti o anti-fragili (antifragility is the new resilience).
Chiudo l’articolo invitandovi al prossimo Codesign, l’11 marzo, che avrá 2 novitá.
La prima l’orario: raccogliendo i vostri feedback abbiamo deciso di provare un format di 2 ore, dalle 17 alle 19. speriamo che piú persone interessate possano partecipare.
La seconda è che avremo un’ospite che introdurrá il tema del giorno!
Io continueró a supportare il processo facilitando, Federica Colonna, partner di TARA, ci guiderá nel tema IL MITO NELLE ORGANIZZAZIONI: L’IMPORTANZA DI UNA VOCE AUTENTICA NELLE RELAZIONI DI MARKETING.