C’è una domanda che torna: il lavoro, in Italia, come sta?
Ibrido, male o poco pagato, stagionale. Dati e rapporti affrontano il tema da più prospettive e il ritratto che viene fuori non è dei più rosei. A farne le spese sono i lavoratori e le lavoratrici: raccontati poco o male, sembrano stereotipi più che persone in carne e ossa.
Dedichiamo loro (e quindi dedichiamo anche a noi!) OltreTARA di questa settimana rilanciando tre contenuti che ci sembrano interessanti per capire come stanno le persone al lavoro e come possiamo aiutarle. Senza parlare per forza di soldi (ma parlando anche di quelli).
Stressata, triste e ansiosa: così si sente la forza lavoro globale.
“I dati del nuovo rapporto State of the Global Workplace di Gallup suggeriscono che il lato emotivo del lavoro non è guarito dalle ferite della pandemia.
Sotto la superficie, le persone in tutto il mondo sono stressate e ansiose: il 44% dei dipendenti dichiara di aver provato molto stress durante il giorno precedente.
Le emozioni negative hanno raggiunto un nuovo picco. Nel 2021 la preoccupazione, la rabbia e la tristezza sono rimaste al di sopra dei livelli pre-.pandemia, mentre lo stress ha continuato a salire fino a un nuovo picco”.
Lo scrive Ryan Pendell sulla Harvard Business Review offrendo consigli e suggerimenti a chi ha la leadership e può lavorare per cambiare il clima in ufficio.
Ripensare il lavoro, a partire dagli stagionali.
Dall’inizio di maggio, come era successo già più volte negli ultimi anni, le lamentele di ristoratori e gestori di alberghi hanno suscitato l’interesse dei media. Molti titoli sono stati dedicati alla mancanza di lavoratori e lavoratrici stagionali.
La tesi, sostenuta tra gli altri dal Ministro del Turismo Garavaglia, è che sia più conveniente ricevere dallo Stato senza fare niente piuttosto che impegnarsi in lavori stagionali.
Ma la mancanza di cuochi e cuoche, commesse, camerieri, lavapiatti non riguarda solo l’Italia e non si risolve pensando esclusivamente agli stipendi.
Il problema, più profondo e radicato, riguarda le esigenze dei lavoratori e in definitiva il ruolo del lavoro nella vita delle persone.
Bisogna ripensare il lavoro, tutto (e molto altro) qui.
Lo spiega su Il Post Isaia Invernizzi.
Non solo un tema di soldi, ma anche un tema di soldi.
Lo abbiamo capito: sul lavoro le persone non si sentono al massimo e non si tratta solo di soldi. Ci sono di mezzo il proposito, il significato del lavoro, il benessere. E, di nuovo, anche lui. Il denaro. Soprattutto se pensiamo che in Italia gli stipendi sono fermi da 30 anni.
Affrontare il tema denaro non è mai banale. Significa tirare fuori una pluralità di altri temi, dalle politiche pubbliche fino al livello personale con domande su chi siamo, cosa vogliamo, chi saremo domani.
Se non lo conoscete già c’è un podcast che di soldi parla benissimo, a partire dal titolo: Grano. Lo abbiamo già consigliato, lo rifacciamo con un nuovo episodio: piccoli risparmi crescono. Perché se è vero che siamo lavoratori e lavoratrici in crisi almeno cominciamo a mettere in ordine qualcosa: i micro investimenti che possiamo già valorizzare.
Questo post fa parte della nostra serie OltreTARA, la raccolta di contenuti interessanti dalla Rete, che pubblichiamo ogni fine settimana.
L’obiettivo è costruire una biblioteca di temi per le organizzazioni in cambiamento.
Se avete libri, articoli, video, canzoni e giochi da suggerire e condividere scriveteci qui: info@tarafacilitazione.com.
Li pubblicheremo insieme alle altre storie interessanti.